venerdì 7 maggio 2010

Autocombustione Umana: Un Enigma da Decifrare


Nel dicembre del 1966, Irving Bentley, dipendente dell'azienda del gas di Coudersport, in Pennsylvania, diventò il protagonista di un misterioso caso di autocombustione umana. L'incidente fu scoperto quando un collega, avvertito da un insolito odore proveniente dalla casa di Bentley, decise di fare irruzione. All'interno, trovò solo un mucchio di cenere alto diversi centimetri e un piede ancora calzato, appartenente al dottor John Irving Bentley, vittima dell'incredibile fenomeno. Il corpo sembrava essere stato consumato da un'ardente fiamma, lasciando dietro di sé solo un'area bruciata di 80-120 cm di diametro¹².


Nel luglio del 1951, un altro enigma si verificò con la morte di Mary Reeser, una vedova di 57 anni. La sua abitazione non mostrava segni evidenti di danni, ma il corpo di Mary fu ritrovato completamente ridotto in cenere. Questo caso è particolarmente interessante perché fu il primo a essere sottoposto a un'approfondita indagine scientifica per svelare il mistero dietro questi fenomeni apparentemente inspiegabili. Mary era stata vista viva pochi minuti prima, mentre si rilassava in poltrona fumando una sigaretta.


La storia dell'autocombustione umana ha radici antiche, come il caso del 1745 che coinvolse la Contessa Cornelia di Bandi a Verona. Il suo corpo esplose in fiamme nella sua camera da letto, ma nessun altro oggetto nella stanza fu toccato dal fuoco, rendendo il fenomeno ancora più intrigante e senza spiegazione.


In passato, il fenomeno dell'autocombustione umana è stato considerato paranormalità o classificato come incidenti domestici. Solo di recente, la comunità scientifica ha iniziato a studiarlo come un fenomeno pseudoparanormale. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che la presenza di elevate dosi di alcool nei tessuti potrebbe essere un fattore, mentre altri hanno suggerito la presenza di forti correnti bioelettriche attraverso il corpo.


Dal punto di vista scientifico, alcuni hanno proposto che il fenomeno possa essere associato a un'anomalia nei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, che potrebbero rilasciare energia in modo eccessivo e veloce. Questo eccesso di energia potrebbe scindere ossigeno e idrogeno, creando una reazione a catena che porta alla combustione. Gli accumuli di grasso, principalmente concentrati nel tronco, potrebbero spiegare perché le estremità sono spesso risparmiate.


In definitiva, il mistero dell'autocombustione umana continua a sfidare la spiegazione, con teorie scientifiche che tentano di gettare luce su questo enigma avvolto nel fuoco e nella cenere.

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